Per devozione a S.Ubaldo intitola a Lui (insieme con Mons. Proaño) il Progetto portato avanti in Ecuador, centrato intorno a una Capilla di circa 250 mq., costruita ex novo e dedicata a Lui. Non riuscendo ad imitarlo per la santità della vita, cerca di imitarlo nella modalità di celebrazione della Messa: sempre in cantu, come faceva Lui.
Nel 1978, con la Famiglia dei Santantoniari, pubblica la traduzione italiana della Vita Beati Ubaldi scritta l’anno stesso della sua morte (1160) da un Canonico Regolare come lui, Giordano da Città di Castello, che da secoli (più esattamente dai primi del 1500) era andata perduta e che è stata ritrovata un paio d’anni prima dal Prof. Francois Dolbeau, Ordinario alla Sorbona (Parigi).
Il librettino verrà rieditato dalle Famiglie Ceraiole riunite nel 1992.
Approfittando di questa riedizione, don Angelo, senza che nessuno se ne accorga, cancella alcune castronerie che aveva scritto nell’edizione del 1978, soprattutto in ordine alla qualità letteraria della Vita di Giordano.
Il testo della traduzione italiana invece rimane identico: Ottimo, lo valuta il Dolbeau.
Nel 1985, presunto nono centenario della nascita del grande Patrono di Gubbio, scrive il suo primo libro Ubaldo Baldassini, ottocento anni dopo; il Vescovo Ennio Antonelli (che fu nostro Pastore dal 1982 al 1988); ne pubblicano recensioni entusiaste Mons. Pietro Bottaccioli, rettore del Seminario Regionale di Assisi, futuro vescovo di Gubbio (Opera scritta con intelletto d’amore), e Rosa Calzecchi Onesti, antica “fan” della Comunità di Capodarco (ha scritto: Quella di don Angelo è la vita di S. Ubaldo vista con la lente della cultura della Comunità di Capodarco: esaltando cioè la predilezione del Baldassini verso gli ultimi della scala sociale. Titolare di incarichi nazionali all’interno dell’Azione Cattolica, “Rosina” è una grandissima grecista: è lei che, non ancora trentenne, ha dato alle stampe quella sua traduzione dei poemi omerici che meritò da parte di Cesare Pavese la lode più incondizionata (“Solo chi ha ancora oggi un cuore come quello di Omero poteva tradurre così bene”). In molte scuole l’Iliade di “Rosina” ha giubilato quella di Vincenzo Moniti, e l'”Odissea” di Rosina ha mandato in pensione quella del Pindemonte, grande amico di Ugo Foscolo: reggevano da quasi due secoli.
Nel 2007 pubblica, con il patrocinio dell’Università dei Muratori, delle tre Famiglie Ceraiole e dell’Associazione Maggio Eugubino, S. Ubaldo, il suo vero volto, una rivisitazione della vita del Patrono condotta comparando la due sue biografie, quella del Vescovo Teobaldo suo successore, l’unica che gli Eugubini per secoli hanno conosciuto, e quella del confratello Giordano, canonico regolare a Città di Castello, pubblicata nel solo 1977 sul Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria. Il libro è fortemente e motivatamente critico nei confronti della Vita “ufficiale” del santo vescovo, scritta su commissione di Federico Barbarossa dal suo successore Teobaldo.
Dal 2008 coordina un gruppo di giovani ricercatori di storia medievale, con i quali si propone di mettere a punto una grande e completa “Vita di S. Ubaldo”. Ci si rivede tutti i secondi mercoledì del mese, alle 16,30, presso la sede dell’Azione Cattolica, in Via Ubaldini 22: da Pasqua di questo 2010 escono allegati a l’Eugubino e ad altre riveste locali i QUADERNI UBALDIANI, che vanno informando gli Eugubini sulla vera natura e la colossale statura morale ed ecclesiale del loro Santo Patrono.